Calabria coast to coast: dalla Costa degli Dei allo Ionio
Tropea
L’itinerario parte da Tropea, in provincia di Vibo Valentia, gettonata meta estiva definita nel 2007 dal Sunday Times “la più bella spiaggia d’Europa”. Non a caso la sua costa è chiamata “Costa degli Dei”, appellativo che non facciamo fatica a comprendere ammirando il panorama che ci circonda: oltre al famoso scoglio di Santa Maria dell’Isola, su cui sorge il Santuario dedicato alla Madonna, l’intero centro storico è costruito a strapiombo sul mare, con i suoi palazzi settecenteschi e ottocenteschi aggrappati ad una rupe. Nel cuore della città, tra i tanti edifici di culto scegliamo quello più antico, la Concattedrale di Tropea, la cui storia appartiene più alla tradizione orale che a fonti scritte. Prima di ripartire ci concediamo un ultimo saluto al mare, sognando di imbarcare la nostra moto su un traghetto che ci conduca alle vicine Eolie, che intravediamo in lontananza.
Ricadi
A malincuore ci separiamo da questo spettacolo per andare ad ammirarne uno altrettanto mozzafiato. Prendiamo la SP22 e in poco tempo raggiungiamo un luogo magico: Capo Vaticano, nel comune di Ricadi. La sensazione è quella di non essere in Italia, ma in una qualche isola tropicale in cui è possibile raccogliere conchiglie rare, denti di squalo e persino coralli. Visitiamo la baia di Grotticelle, considerata la più suggestiva, mentre su un promontorio scorgiamo un faro che scopriamo essere qui dal 1870.
Lasciamo, quindi, l’affascinante Ricadi, un territorio abitato fin da tempi antichissimi da innumerevoli popoli, dai greci, ai normanni, per raggiungere Vibo Valentia, una delle poche ma intense tappe dell’entroterra calabro. Riprendiamo la SP22 PER 12 km circa, poi la SP17 per altri 9.5 e, infine, nei pressi dell’aeroporto imbocchiamo la SS18 in direzione Reggio Calabria per gli ultimi 6 km deviando per Mileto. La piccola città merita una visita: fu questa, infatti, l’antica residenza di Ruggiero il Normanno, che la rese uno dei più importanti centri dell’intera Europa. Qui non perdiamo una visita al Museo e l’Archivio Diocesano, dove i molti reperti ci raccontano la storia della Mileto antica.
Torniamo, quindi, indietro lungo la SS18 fino all’aeroporto e qui proseguiamo fino a Vibo.
Vibo Valentia
Città custode di un’antichissima storia, Vibo era abitata già 8mila anni fa. Fu greca e poi normanna, storia che leggiamo negli ancora visibili resti, come il tracciato delle antiche mura e il bellissimo Castello Normanno-Svevo che domina Vibo dal punto più alto, là dove sorgeva l’Acropoli di Hipponion, nome greco della città. All’interno del castello visitiamo il Museo Archeologico Statale, mentre in cortile, nonostante ci distragga l’incredibile panorama, non possiamo non notare un mosaico del III secolo rinvenuto nei pressi dell’antico porto della città.
Saliamo, quindi, nuovamente in sella e riprendiamo la SS18. Ancora pochi km di entroterra e poi torniamo a viaggiare lungo la costa per gli ultimi 3 km che ci separano dalla nostra prossima meta: Pizzo.
Pizzo
Nonostante non sia estate il lungo viaggio sulle assolate strade calabresi può essere stancante. Per questo non appena raggiungiamo Pizzo ci concediamo una rinfrescante pausa: è questa, infatti, la “città del gelato”, dolce tipico prodotto artigianalmente secondo una ricetta tradizionale tramandata da generazioni. Una volta rifocillati ci dirigiamo verso il Castello Murat, eretto nella seconda metà del XV secolo da Ferdinando I° d’Aragona. Il nome, invece, deriva da Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte che tentò, inutilmente, di riconquistare il regno dall’invasione borbonica, con il risultato di essere imprigionato e poi ucciso all’interno del forte. Prima di ripartire facciamo tappa nella piccola Chiesa di Piedigrotta, scavata nella roccia arenaria da un gruppo di naufraghi napoletani alla fine del Seicento come ringraziamento a Dio per avergli salvato la vita. Qui ammiriamo le caratteristiche statue che raffigurano personaggi della Bibbia, realizzate i primi del Novecento dagli artisti Angelo e Alfonso Barone.
Da Pizzo continuiamo a muoverci in rettilineo lungo la costa, costeggiando l’autostrada (A3), sulla SS522, più vicina al mare. Inebriati dal profumo intenso della salsedine la percorriamo per 6 km, per poi proseguire sulla SS18 per altri 17 km circa. Attraversiamo, quindi , la zona industriale e prima dell’aeroporto internazionale di Sant’Eufemia, prendiamo la SP110 e poi la SS109 per arrivare a destinazione.
Lamezia Terme
Raggiungendo Lamezia entriamo nella provincia di Catanzaro. Tante qui le cose da vedere, ma noi, in cerca di paesaggi e antichi manieri, ci dirigiamo subito nei pressi del rione di San Teodoro, costruito sul pendio di un colle dominato dai ruderi del castello normanno-svevo, purtroppo andato distrutto nel terremoto del 1783. Da quassù il paesaggio ci sorprende, regalandoci un generoso colpo d’occhio su tutta la città, mentre in lontananza scorgiamo il mar Tirreno, racchiuso nel Golfo di Sant'Eufemia. Prima di lasciare Lamezia passeggiamo per il suo centro storico, dove ci colpisce la Chiesa di San Domenico (1650-1781) la cui facciata neoclassica nasconde in realtà all’interno pregevoli stucchi e dipinti barocchi.
Catanzaro
Torniamo indietro sulla SS109 per uscire da Lamezia, giriamo, quindi, a sinistra per imboccare la SS280 per Catanzaro, terzultima tappa del nostro itinerario, ultima nell’entroterra. Percorriamo 27 km di quasi “nulla”, eccetto che per un paio di pompe di benzina e una serie di capannoni industriali, alternati a piccoli nuclei di case immersi nel poco abitato paesaggio naturale di questa porzione di Calabria.
Raggiungiamo, infine, il capoluogo di provincia. Lo Ionio è ormai vicino e sembra già di poterne sentire il profumo intenso. Percorrendo pochi km sulla E848, infatti, si arriva a Catanzaro Lido, affacciata sul Golfo di Squillace. Ci perdiamo, quindi, per i vicoli della città, la cui antichissima storia ci rapisce, così come Grecia, uno dei quartieri più antichi. Il suo ampio centro storico, costruito su tre colli, è ricchissimo di chiese, più di sette in tutto, escluso il Duomo di Catanzaro. Lo visitiamo lasciandoci attrarre dalla sua storia, oltre che dalla bellezza delle sue architetture: esso fu, infatti, edificato nel 1121 sui resti di un’antica cattedrale normanna per volere di Papa Calisto II.
Da Catanzaro prendiamo la SP15 che ci porta fino alla tanto sognata costa ionica che incontriamo esattamente nel punto in cui incrociamo la SS106. La imbocchiamo verso sinistra e seguiamo il lungo rettilineo costeggiando il mar Ionio fino a Isola di Capo Rizzuto, nella provincia di Crotone.
Isola di Capo Rizzuto
E’ questo un luogo unico la cui bellezza del paesaggio è straordinaria: la città, infatti, sorge all’interno di un’area marina protetta. Prima di entrare in città, superata la località di Praialonga, prendiamo la SP44 per una piccola tappa a Le Castella, un borgo fortificato aragonese costruito come roccaforte di difesa dalle frequenti invasioni di popoli che venivano dal mare. Il centro storico non è da meno: un reticolo di stradine tra cui scorgiamo, su via S. Marco, i resti del cinquecentesco Castello Feudale e la Porta d’accesso al borgo medievale, che separa la parte antica dalla moderna. Di nuovo a bordo della nostra moto superiamo il centro abitato e riprendiamo la SS106 per raggiungere l’ultima tappa del nostro itinerario.
Crotone
Poco più di 15 km e siamo a Crotone, affacciata sulla parte iniziale della grande insenatura naturale del Golfo di Taranto. Ci muoviamo tra le strade di quella che nacque come colonia achea con il nome di Kroton, importante centro di epoca ellenistica, il cui splendore è testimoniato dai tanti resti riportati alla luce dagli scavi degli ultimi anni. Prima di congedarci saliamo sul promontorio di Capo Colonna, nucleo primordiale della città, per lanciare il nostro ultimo saluto al mar Ionio, insieme al Tirreno nostro fedele e gradito compagno di viaggio.
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