Ghetto Ebraico
L’antico Ghetto di Anticoli, denominato più propriamente la Casa degli Ebrei dallo storico Angelo Sacchetti Sassetti, si estende nel XII secolo in maniera circoscritta tra Via della Portella e Via del Macello, a poche decine di metri dall’attuale Sede del Municipio e occupando poi nel XV secolo anche gli insediamenti compresi tra Via della Piazza e Via Giordano.
Il termine Ghetto, infatti, fu coniato a Venezia solo nel 1515 e deriva dal nome della contrada veneziana, ghéto, dove esisteva una fonderia e dove gli ebrei di quella città furono costretti a risiedere in seguito ad un decreto del Senato della Repubblica di Venezia. Gli unici documenti che parlano di un insediamento ebraico in Anticoli (il vecchio nome di Fiuggi) risalgono al 1183: nello Statuto Civico Anagnino si parla di ebrei in Anagni e nel territorio della valle Anticolana. Molti invece sono i documenti, specialmente d’archivio notarile, che attestano la presenza stanziale di vere e proprie comunità di ebrei in Anagni, Veroli, Ferentino, Segni e Alatri. Ma, soprattutto, il recente ritrovamento nel 25 luglio 2012, in Via del Macello, di una pietra incisa raffigurante una menorah (il candelabro a sette braccia) conferma la presenza di una comunità ebraica in Anticoli. L’incisione è di fattura catalana, il che fa ipotizzare la sua datazione alla fine del XV secolo, quindi alla fase di poco antecedente a al 1555, quando papa Paolo IV emise la bolla Cum nimis absurdum.
La bolla costituiva il Ghetto di Roma costringendo gli ebrei a vivere in un'area specifica e prevedendo una serie di restrizioni particolari, che sarebbero poi state in vigore per secoli. I pochi ebrei superstiti della comunità di Anticoli, come quelli delle comunità di Alatri, Veroli e Anagni fuggirono verso sud rifugiandosi a Terracina e Sermoneta e verso il Regno di Napoli per evitare la costrizione romana. Oggi di quell’antico quartiere sono visibili la Menorah di via del Macello, il Mercato, posto dinanzi la Chiesa di San Pietro costruita nel 1617; il Portico e la Corte ebraica in Via della Portella e un Forno in Via del Macello dove sono stati rinvenuti attrezzi in ferro per la lavorazione del vetro. Nel sottoportico della parte bassa di Via della Portella è stata ipotizzata la presenza di una Sinagoga e di una sala adibita a scrittura e, probabilmente, a banco di prestito.
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